domenica 23 dicembre 2007

HR

Dopo una lunga attesa arriva, butta un fascicolo di fogli sulla scrivania e si siede. Mi fissa senza parlare. Sta cercando, anche se in modo un po' troppo teatrale, di intimidirmi. L'attenta riorganizzazione del mio ufficio dal disordine e dalla polvere a questo perfetto e spoglio nitore, la lenta disinvoltura con cui attraversa la stanza, la contenuta insolenza con cui mi fissa, tutto questo ha un senso: non solo farmi capire che è lui che comanda ( e come potrei contestarlo?) ma anche che sa come ci si comporta in un ufficio, sa perfino una nota di funzionale eleganza. Perché mi ritiene degno di tanto sfoggio? Perché, malgrado i miei abiti sporchi e la barba incolta, sono pur sempre uno di una vecchia famiglia, per quanto caduto in basso e spregevolmente degradato? Ha paura forse che gli rida in faccia se non si arma di un certo decoro, scopiazzato, non ne dubito, dall'attenta osservazione degli uffici dei suoi superiori della Terza Divisione? Non mi crederà se gli dico che non importa. Devo stare attento a non sorridere. - Aspettando i barbari - J.M. Coetzee

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